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Blog Tour “La Città di Ottone” – Ambientazione e Mitologia Araba

Buongiorno draghetti e benvenuti alla quarta tappa del Blog Tour de “La Città di Ottone” di S. A. Chakraborty, uscito il 16 giugno, che conta 528 pagine a un prezzo di copertina di 22 euro. Ringrazio la Mondadori e l’organizzatrice Alessandra di @raggywords per avermi permesso di farne parte, condividendo quest’affascinantissimo viaggio all’interno di un mondo fatto di sabbia rovente, spezie, magia, religione, drammi politici e mitologia araba; in quest’articolo ci addentreremo proprio in quest’ultima, ma non prima di avervi introdotti all’ambientazione.

AMBIENTAZIONE

L’ambientazione è esattamente il motivo per cui non vedevo l’ora di leggere questo libro (che ricordiamo essere il primo della Chakraborty). “Le mille e una notte” sono state l’ispirazione principale, per questo troveremo alcune somiglianze. Le atmosfere arabeggianti impregnano le pagine, con i loro colori e le loro spezie, e assieme al velo di magia che copre tutto il romanzo incantano il lettore trasportandolo in Egitto, precisamente nei XVIII secolo, a bordo di un tappeto volante. Trovare simili ambientazioni nei libri, e soprattutto nei fantasy, è piuttosto raro, e questo la rende già una nota di merito. La Chakraborty non ci limita affatto a una visione superficiale (come mi è capitato a volte con altri fantasy, ma non dovrebbe mai mancare nel genere), ma ci fa entrare con tutte le scarpe nella storia, facendoci vestire i panni dei protagonisti e conoscere l’universo a 360°: dalla creazione di immagini vivide, alle storie complete dei protagonisti, agli usi e i costumi, alle meraviglie del deserto ma anche ai drammi sociali e culturali, alle guerre, al razzismo, allo schiavismo. Oserei dire che sia stato inserito forse un po’ “troppo”, talmente l’autrice ha voluto andare a fondo. Tutto questo può sembrarci un po’ pesante, ma ci permette sicuramente di avere una visione ampia e di immedesimarci.

Un importante viaggio verrà intrapreso da Nahri e Dara, due dei personaggi principali, alla volta di Daevabad, la famigerata Città di Ottone da cui prende nome il titolo del libro. Venne eretta da Daeva Anahid, antenata della famiglia Nahid, governata dai suoi discendenti fino al giorno della rivolta. Si trova al centro del lago Gozan, accerchiata da alte mura di ottone dorato, e dà dimora alle sei tribù dei jinn (creature di cui parleremo a breve). Nella piazza principale si trovano sette grandi porte: sei portano ai diversi quartieri jinn; la settima al Gran Bazar e al quartiere più povero. Daevabad è estremamente antica, intrisa di storia e di magia, ma non è tutto meraviglioso come sembra: non mancano i dislivelli sociali, i ricchi fortunati e la gente che vive al limite della società, il razzismo, drammi e ribellioni, e persino la schiavitù.  

Le descrizioni sono piacevolmente vivide, ogni cosa, luogo, cibo o persona ha un nome o una sottocategoria precisi. Ho avuto l’impressione che venissero nominati come fosse quasi scontato che li conoscessimo già; questo, più che altro, mi ha creato un po’ di confusione sulle prime, ma può essere soggettivo.

La cultura araba è palpabile, ben rappresentata; la religione e la fede sono una componente molto forte, che detta pensieri e valori. Anche le creature magiche eseguono riti religiosi, come la venerazione di Solimano. Molto utilizzato dalla protagonista è inoltre l’esoterismo magico.

A Daevabad vengono parlate tre lingue principali: Jinnistiani (la lingua comune di Daevabad), Divasti (lingua della tribù daeva) e Geziriyya (la lingua dei Geziri).

MITOLOGIA ARABA

La mitologia araba è tra le meno conosciute in assoluto, per cui “La città di Ottone” è una buona occasione per conoscerla e apprezzarla. Le creature più famose, citate nel corano ma che ritroviamo ne Le mille e una notte e nelle sue varie rappresentazioni, come ad esempio il grande classico Disney “Aladdin”, sono i Jinn, anche detti “geni della lampada”. Secondo il Corano si tratta di un’entità soprannaturale avente per lo più carattere maligno, e citano Satana come uno di loro; ma possono mostrarsi anche in maniera totalmente benevola e protettiva (secondo il Corano, dopo una conversione all’Islam). Generati dal fuoco, posso presentarsi in varie forme, con preferenza per quella umana. Dotati di abilità magiche immense e impressionante longevità, vengono però un giorno maledetti dal profeta Solimano; fu così che persero parte del potere e della longevità che li contraddistingueva. Possono inoltre essere costretti a servire un padrone umano (proprio come con Aladino). Ne La Città di Ottone, come conseguenza a un’importante ribellione, si divisero in sei diverse tribù di Jinn: Daeva, Tukharistani, Geziri, Ayaanle, Sahrayn e Agnivanshi. Ogni tribù di Jinn detesta essere paragonata ad un’altra, disprezzandosi a vicenda. Oltre a queste sei tribù, Daevabad ospita anche gli Shafit, un’incrocio fra Jinn e umani che vengono definiti come “sangue misto”, e per questo disprezzati, sottomessi, lasciati ai margini della società e ridotti in schiavitù. Nahri è, di natura, una di loro.

Ma il libro contiene un ventaglio mitologico molto più ampio: possiamo dividere tali creature nei quattro principali elementi che li contraddistinguono: fuoco, aria, terra e acqua.

Gli “esseri del fuoco”, oltre ai Jinn e ai Daeva, comprendono:

Ifrit: spiriti di fuoco menzionati nel Corano, appaiono come uomini dotati di grande forza e bellezza. Si sentono superiori alle altre creature ed è difficile avere contatti con loro. Sono soliti tendere tranelli ai viaggiatori, spesso per ucciderli. Sono stati ripresi assiduamente nelle ambientazioni fantasy, come nel gioco di ruolo Dungeons and Dragons, e sono considerati una sottocategoria malvagia dei Jinn. Similmente, in questo romanzo sono Daeva che hanno perso le proprie abilità dopo aver sfidato Solimano; schiavizzano gli altri Jinn e sono nemici assoluti dei Nahid;

Simurg: uccelli di fuoco dotati di squame che i Jinn cavalcano durante delle gare di velocità;

Zahhak: simile a una gigantesca lucertola volante, sputa fuoco.

Gli “esseri dell’aria” sono:

• Peri: potentissime creature a metà tra un umano e un volatile; 

Rukh: uccelli di fuoco utilizzati dai Peri nella caccia;

Shedu: leoni alati, simbolo legato alla famiglia Nahid. 

Esseri della terra”:

• Gli umani;

Gul: sono dei cadaveri rianimati il quale unico scopo è nutrirsi di carne umana. Secondo il corano sono una crudele sottocategoria di Jinn, spesso tradotti con “orco”; 

Ishtas: sono minuscoli esseri squamosi amanti dell’organizzazione;

Karkadann: incrocio tra cavallo ed elefante dotati di un lungo e micidiale corno.

Gli “esseri dell’acqua”, infine, contano una sola creatura: i Marid, altra sottocategoria dei Jinn, questa volta marina, che si dice abitasse il lago Gozan ma che è ormai reputata un “mito” dagli altri Jinn.

Di seguito i link alle precedenti tappe del Blog Tour:

Giorno 28, invece, pubblicherò la vera e propria review.

Vi auguro una bellissima giornata,

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